23.03.2014
BRUNA GAMBARELLI - LAMINARIE

UN TEATRO


Che cos'è un teatro?
Oggi, dopo aver attraversato l'esperienza di abitare un luogo per cinque anni, pensiamo che un teatro sia fatto di molti elementi diversi: la sua struttura architettonica, la sua collocazione geografica, le pratiche quotidiane che mette in atto e, non ultimo, il suo pubblico.

DOM è una semisfera argentata che ospita al suo interno due palcoscenici di legno, tende, rocchetti, corde, mantegni, sedie. Si tratta di un luogo dedicato alle arti contemporanee, un grande spazio circolare su cui si affaccia una piccola scena, anch'essa rotonda; il pavimento delle due parti è fatto di assi, senza poltrone fissate al pavimento.
È uno spazio pronto ad accogliere pratiche e pubblici nuovi, disposti a un ascolto e a una partecipazione inediti, desiderosi ad esempio di momenti di incontro che dilatino i tempi dell'andare a teatro rispetto al solito.
DOM è situato al Pilastro, in periferia. Un'area urbana ricca di alberi e spazi verdi, un luogo nel quale percepiamo un generoso sforzo di attenzione, reciprocità, apprendimento collettivi.
Nella nostra pratica quotidiana cerchiamo di metterci in ascolto di questo territorio e delle urgenze che esprime. Il teatro che ne scaturisce ha senza dubbio una forte relazione sociale con il territorio, ma questa relazione viene sempre orientata a un progetto poetico, che deve essere da una parte disarmato, ossia disposto all'ascolto costante, e dall'altra armato dalla forza dell'opera. A maggior ragione abbiamo fin dall'inizio di questa avventura pensato che, se ci si trova a lavorare in un territorio considerato difficile come il Pilastro, sia necessario offrire contenuti di grande qualità. Per noi, aprire DOM ha significato far nascere un posto nuovo, appoggiandolo con delicatezza laddove prima c'era un vuoto. E un luogo nuovo porta con sé un nuovo pensiero.
Un teatro infatti è anche un pensiero, una proposta, una poetica che vuole entrare con il suo linguaggio in relazione con la realtà. Il nostro percorso a DOM è orientato a mettere in relazione le esperienze con le riflessioni, il territorio del Pilastro con le realtà teatrali nazionali e internazionali più avanzate, creare spazi autentici di incontro, ospitando giovani compagnie, studiosi di diverse discipline, autori e artisti, pubblico di ogni età. Per questo motivo, da quando ha aperto, DOM ha ospitato spettacoli di ricerca di compagnie affermate della scena contemporanea, accanto alle residenze di giovani gruppi, al cinema muto per i bambini musicato dal vivo, agli incontri con scrittori, avvocati, scienziati, filosofi e critici letterari, a dibattiti sulle politiche culturali della città, e ad attività in cui si rendono pubbliche le relazioni quotidiane che abbiamo stabilito con il Pilastro e alla cui realizzazione i cittadini possono prendere parte attivamente. DOM è entrato da subito in una relazione attiva con gli studenti, gli insegnanti e i dirigenti scolastici, con gli educatori, i coordinatori, i pedagogisti, con le associazioni, gli anziani dei centri sociali, i commercianti, le famiglie, gli stranieri, i partigiani, in breve con gli abitanti e le persone che rendono viva un'area come il Pilastro. Una parte importante dell'attività è stata improntata alla costruzione di progetti condivisi con tutte queste persone o di volta in volta con alcune di esse: la lettura pubblica della Costituzione, giunta alla sua quinta edizione; il racconto del quartiere realizzato dal grande fotografo Gianni Berengo Gardin insieme a trenta abitanti del Pilastro; i laboratori per gli adolescenti sulla macchineria teatrale e sui mestieri della scena realizzati nella forma di una scuola non formale ma basata sull'esperienza; la scuola d'arte Il Tuono nella quale abbiamo affrontato l'opera del grande musicista John Cage con i bambini e le bambine del territorio e della città; la collaborazione attiva con Teletorre, la prima tv condominiale italiana e ancora unica esperienza del suo genere; le feste del quartiere e i momenti di incontro; i numerosi tavoli di coordinamento tra i diversi soggetti che operano nell'area per la realizzazione di attività condivise per gli adolescenti o per il periodo estivo; il progetto Vivo a Bologna ma abito qui, durato due anni e realizzato insieme ad altre quattro associazioni, che ha coinvolto diversi ragazzi e ragazze dell'area nella scrittura e messa in scena di brevi racconti sul loro modo di abitare il Pilastro.

Tutte queste attività hanno richiamato a DOM un pubblico vasto ed eterogeneo, mostrandoci innegabilmente il desiderio e la necessità che la nostra città esprime nei confronti di un'offerta culturale di questo tipo. Pensiamo che DOM, a distanza di cinque anni dalla sua apertura, mostri nelle pratiche un percorso ormai riconoscibile per il pubblico, per gli artisti e per gli operatori della nostra città. Un percorso che è una continuazione naturale del lavoro di Laminarie come compagnia teatrale e nella sua produzione artistica: per noi infatti la gestione di DOM si è da subito posta non tanto come una questione di tipo organizzativo ma come un fatto artistico, parallela e omogenea alla creazione di un'opera. Si tratta di dare senso alla realtà, articolando un pensiero in un programma, che non si esaurisce solo nella sommatoria delle attività in cartellone, ma nel suo insieme mostra una visione, uno sguardo sul mondo. DOM mostra alla città una proposta culturale che osa un altro punto di vista e cerca di riflettere sulle esperienze: per questo fin dall'inizio abbiamo ritenuto importante far nascere la rivista AMPIO RAGGIO esperienze d'arte e di politica, in cui si depositano i pensieri relativi alle pratiche del teatro, i rapporti con il territorio del Pilastro, gli incontri con artisti internazionali, e di cui questo catalogo rappresenta un numero speciale.

Come presagiva Claudio Meldolesi già nel 2008, DOM si è contraddistinto nel tempo per la sua vocazione al contatto - con la materia, con gli oggetti, con la parola, con le parole, con i corpi, con il mondo dentro e fuori la scena teatrale, con i luoghi - e su pratiche d'interconnessione fra fiaba e tragedia, fra gioco, riflessione, eventi creativi e esperienze di resistenza, fra centro e periferie.