23.03.2014
GIORGIA BOLDRINI

Sono Giorgia, e ho smesso. Molti anni fa, praticamente prima di cominciare.
Di fare teatro 'attivo', intendo.
A vent'anni ho seguito in tournée come factotum una piccola compagnia, e ho scoperto che l'odore dei teatri e il retropalco non mi interessavano affatto, in nessun ruolo, e che preferivo di gran lunga stare a guardare. Forse se i teatri che ho visitato quell'anno fossero stati come il deposito, che non ha quell'odore di vecchio e muffa ma sa di legna, erba e di sano, magari non avrei smesso. Chissà.
La prima volta che ho visto le Ariette è come un sogno lontano, e mi sembra anche ieri però; c'era Pasquini che cantava 'Romeo sta sanguinando'...tom&waits... forse alla Morara, chi si ricorda, e quando sarà stato?
Poi ho continuato a studiare e vedere teatro. Poi credo di avere avuto una crisi di rigetto. Troppo 'teatro tautologico' - mi piace tantissimo la definizione di Massimo Marino -, e troppa 'antropologia teatrale' degli anni di università. E poi il rito del foyer, l'ambiente soffocante. Sarei forse andata anche in quel periodo, ma a patto di entrare direttamente in sala al buio e sgusciare via prima dell'accensione delle luci, per evitare incontri.
Ma soprattutto, ancora oggi mi succede questo: se vedo un brutto film al cinema sono tranquilla, mi rilasso, mangio pop corn e via. Ma se vedo un brutto spettacolo, soffro come un cane.
Allora a meno che non sia al 90% sicura di vedere una cosa bella, ecco, io piuttosto non ci vado. E devo dire che per fortuna ho sviluppato un certo fiuto, e sbaglio di rado. Ma questo vuol anche dire che vado a teatro davvero poco.
Se il teatro non è 'a teatro', soffro meno. Ma non mi piace il 'teatro di strada', e il circo mi fa tristezza.
Insomma, non ho ancora trovato la mia dimensione di spettatore, e il fatto di avere dei figli non mi aiuta, anzi: oh ma quant'è brutto il teatro ragazzi, nel 99% dei casi?? Perciò li porto al cinema, e vai di pop corn per tutti.
Comunque se oggi sono qui, forse tra me e il teatro non tutto è perduto.